“David Oistrakh
Lo splendore della coerenza”
di Alberto Cantù

Zecchini Editore (pagine 242)

Il terzo volume della collana “Grandi Violinisti” della casa Editrice Zecchini, firmato dal giornalista e musicologo Alberto Cantù, è dedicato al musicista russo che ha segnato la storia dell’interpretazione violinistica del XX secolo: David (Dodik) Fedorovic Oistrakh (Odessa 1908 – Amsterdam 1975).
E’ la biografia di un musicista dal percorso artistico eclettico, strepitoso, ma strettamente legato alla complessa situazione politica e culturale del paese in cui è vissuto e ha operato.
Per farci comprendere la vita di Oistrakh, Cantù si addentra con dovizia di particolari in un’analisi storica e sociale dell’Unione Sovietica dei primi decenni del secolo scorso, e approfondisce il legame simbiotico dei russi con la musica.
Oistrakh è di religione ebraica e la sua carriera risente degli eventi di quegli anni: la Rivoluzione d’Ottobre, le leggi antisemitiche, le epurazioni staliniane, anni di terrore e di guerra che contribuiscono a ritardare il suo debutto e il riconoscimento internazionale.
Nel frattempo “Re David” si dedica, oltre che alla musica da camera, all’insegnamento presso il Conservatorio di Mosca, un’attività che gli permette di crescere professionalmente, mentre la sua esecuzione si fa sempre più matura e completa.
Dalla lettura del libro emergono gli aspetti umani e psicologici della personalità di Oistrakh grazie anche alle testimonianze di colleghi (S. Accardo, M. Quarta, V. Repin, M. Rostropovich ed altri), di allievi (Gidon Kremer) e familiari (il figlio Igor); il suo carattere generoso, aperto e sereno si rispecchia nell’esecuzione precisa, gentile e nel contempo maestosa ed energica, nella naturalezza con cui approccia lo strumento.
Vari capitoli sono dedicati alla ricostruzione della sua vastissima attività interpretativa e discografica, del concertista di Trio, di Quartetto, del direttore d’orchestra; un grande artista, la cui carriera è stata strumentalizzata e resa frenetica dallo Stato, ma che riuscendo a tenere in coerente equilibrio vita pubblica e privata, diviene tanto grande da essere considerato oggi il vero fondatore della scuola violinistica sovietica.
Muore a soli 66 anni, si potrebbe dire per troppa passione per la musica e per un grande senso del dovere verso il suo paese: nemmeno a seguito di seri problemi di salute riesce a rinunciare a quell’arte che forse rappresentava il suo rifugio.
Discografia e videografia a fine testo sono curate da Carlo Bellora.

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