“Piero Buscaroli svela l’imbroglio del Requiem”
Zecchini Editore
pagine 112
euro 20

L’immagine di Amadeus è stata per secoli bistrattata, in balia di autori di libri e films che hanno costituito affari mondiali ma che hanno contribuito a diffondere una comune visione di “un ometto” artisticamente geniale ma di bassa levatura culturale, spesso sguaiato, scurrile e inopportuno nelle conversazioni.

Piero Buscaroli, già giornalista politico e direttore di quotidiano, ha dedicato diversi anni della sua professione al conferimento di nuova dignità alla figura del grande musicista, risolvendo l’ enigma che per oltre due secoli ha avvolto la partitura del Requiem e la storia della sua attribuzione.

Per svolgere tale compito si è definito “per metà letterato e per metà commissario di polizia” riportando con serietà nuove documentazioni che attesterebbero, fra le altre cose, che mai Mozart si sarebbe scontrato ufficialmente con le regole di Corte e dell’aristocrazia austriaca, soprattutto per il fatto che in quest’ultima si identificava perfettamente, per effetto del suo crisma artistico.

Solo da pochi anni sappiamo con certezza che tutto ciò che riguarda la sua morte (la giornata di neve, la sepoltura nella fossa comune, il ruolo di Salieri come avvelenatore e tutto il resto) fu una falsificazione costruita dalla censura austriaca allo scadere del primo centenario (1856).

Lo scrittore non intende approfondire le circostanze della morte di Mozart per eventualmente identificare l’assassino, anche se vari e degni di attenzione sono i particolari rinvenuti attinenti alla vicenda; il suo impegno si è teso nel riportare alla luce un preziosissimo documento che scioglierebbe definitivamente “il giallo” cresciuto attorno alla composizione del Requiem.

L’intera faccenda sarebbe rimasta ignota o forse leggenda di paese se la morte di Amadè non fosse stata così improvvisa e il conte Franz von Walsegg-Stuppach, che commissionò l’opera offrendogli una ‘non cospicua’ cifra di denaro affinchè passasse per sua, non si fosse gradualmente rivelato.

In realtà pare che il Requiem fu abbandonato da Mozart per rabbia e disgusto della proposta del committente o forse perchè preso dal terrore e dalla vergogna che i posteri potessero un giorno giudicare la sua scelta di vendersi a basso prezzo.

Non potè certo immaginare quale pullulare di copie e falsi avrebbe invaso l’Europa facendo il buon gioco di romanzieri, editori musicali e biografi di secondo piano.

L’importante documento rivelatore è una lettera del musicista J. Zawrzel, oboista all’Opera di Amsterdam, diretta all’editore musicale Andrè il 25 Luglio 1826, tenuta in disparte da un geniale musicologo quale Friedrich Blume che ne aveva intuito l’importanza ma non ebbe mai la forza d’animo di risollevare un polverone.

Piero Buscaroli è venuto in possesso del testo della lettera nel 1991 a Milano acquistando una delle nove copie superstiti della seconda edizione del Requiem stampato ad Offenbach per conto appunto dell’editore Andrè nel 1826; questa lettera, contenuta nella prefazione dell’opera, svela con semplicità l’enigma.

A Milano il fatto era incognito e ormai dimenticato dagli addetti ai lavori, nessuno si è mai preoccupato di occultare il documento.

A posteriori, comunque, non si ravvede il reale motivo dell’insabbiamento, chi volesse proteggere veramente la censura austriaca: se il prestigio di Mozart che era stato dipendente della Corte, se l’onore della nobiltà…

Per anni la vicenda venne coperta dalla censura, soppressa dai musicologi affinché trionfasse la montagna di menzogne alla quale si aggiunsero pure le affermazioni contraddittorie dell’avida Constanze, la vedova di Mozart, che per affari editoriali altamente remunerativi, assieme al secondo marito e a Sussmeyr (allievo di Mozart che si diceva avesse portato a termine il Requiem), fu disposta a gettare fango sull’immagine di Amadeus.

A completare la conoscenza dell’argomento sono in commercio altre due opere di Piero Buscaroli: “La morte di Mozart”, Rizzoli, 1996 e 2006 e “Al servizio dell’imperatore”, Marietti, 2006.

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