Astrolabioanima
Odd Times Records
CD Egea Distribution
E’ in uscita “Astrolabioanima” il CD di Giovanni Sollima e Alessandro Gandola, nato in uno studio di registrazione sito a casa del noto sassofonista, a Bellagio sul lago di Como.
La forza di questo CD è la pura creatività nell’istante, come in una jam session i brani nascono durante l’esecuzione; il violoncello di G. Sollima e il sassofono soprano di A. Gandola danno vita ad un’insolita fusione in cui il processo compositivo e l’improvvisazione si intrecciano; i generi di formazione dei due artisti si fondono per creare una musica senza confini.
Nessuno spartito, nessun accordo preventivo, le emozioni dei due artisti che confluiscono nella musica.
Il CD ha avuto una presentazione d’eccezione con il concerto che si è tenuto lo scorso Marzo nel deserto del Timbain in Tunisia.
Nel concerto i due musicisti hanno rieseguito parecchi brani del CD seguendo un immaginario spartito vuoto e, quindi, riuscendo a non tradire lo spirito e la forza di Astrolabioanima: l’improvvisazione.
Il concerto si è concluso con un brano inedito che è stato intitolato “Timbain” ispirato dalle emozioni istantanee.
www.myspace.com/astrolabioanima
Le emozioni di un artista
Ho sentito spesso parlare di musicisti che hanno trovato ispirazione durante i loro viaggi o permanenze nello straordinario paesaggio del deserto ma è sorprendente poter leggere le emozioni scritte da un musicista che generalmente le trasmette attraverso la musica e il suo strumento.
Alessandro Gandola, uno dei più originali sassofonisti della scena internazionale, ha voluto lasciare traccia di questa esperienza importante della sua carriera descrivendo in parole l’incredibile atmosfera nel mare di sabbia Tunisino che faceva da paesaggio al concerto di quella sera:
“Il deserto è natura…assoluta. Finché non ci vai non puoi capire…
Il cielo è come lo si può vedere solo in mare aperto ma al posto dell’acqua un mare di sabbia. Dalla sommità piatta del Timbain puoi vedere interminabili onde di sabbia giallo ocra, dune che si perdono all’orizzonte.
Tutto sembra immobile, ma non lo è: il movimento – come nel mare d’acqua – è continuo, perpetuo, ma molto più in superficie e fine come la sabbia. Le dune si muovono in un ordine assoluto dettato dalla direzione del vento e tutto attorno è silenzio, a parte il soffio del vento nelle orecchie.
Nel deserto il silenzio non è solo un fenomeno acustico, ma qualcosa di profondo che coinvolge tutto l’animo.
Questa esperienza è durata solo tre giorni, tre giorni che io ho passato praticamente in apnea.
Ho ricominciato a respirare solo a concerto eseguito.
Al ritorno in Italia ero decisamente frastornato.
Esperienza straordinaria certamente anche se il termine straordinario suona insufficiente.
Ma quello che mi porto dentro e che ricordo con grande soddisfazione e piacere è che io e Giovanni siamo riusciti a suonare “con” quel luogo.
Abbiamo chiuso il concerto con “Timbain” una performance completamente improvvisata: in perfetto stile Astrolabioanima abbiamo suonato una musica che non esisteva prima che la eseguissimo e il concerto è terminato con il suono delle pietre percosse da noi e dai pochi coraggiosi spettatori che definirei meglio come compagni di carovana, di avventura.
Accomunati senz’altro da una passione per la musica e la natura ma anche da una sensibilità molto particolare, un misto di irrefrenabile curiosità e desiderio d’avventura, dove per avventura sta il desiderio di vivere esperienze nuove e non convenzionali.
Il suono delle pietre che cadevano a terra ha chiuso il concerto ed avuto come riverbero il canto dei Mula mula, uccellini bianchi e neri che abitano quello scoglio affascinante.
Che dire ancora, per me è stata una esperienza molto intensa, sia emotivamente che fisicamente. Ho esplorato acusticamente quello spazio disegnato dalla montagna metro dopo metro con tutti i sensi tesi nell’attenzione verso il mio suono in relazione a quel luogo.
Esperienza anche difficile: poco prima di iniziare il concerto a causa del clima asciuttissimo dopo una giornata passata sotto il sole e al vento ad esplorare, tutte le mie ance erano in condizioni tali che sembrava impossibile cavarci una nota intonata…mezz’ora all’ombra in un anfratto tra le rocce ha fatto sparire il problema, problema che si è riproposto nella parte finale del concerto quando il sole è tramontato dietro il Timbain e il cambio di temperatura e umidità è stato repentino come è tipico in quei luoghi.
Dopo il concerto, ultima fatica, mi sono arrampicato sulla sommità piatta del Timbain per vedere l’ultimo raggio di sole sparire nel mare di dune e lì… ho ringraziato… solo allora ho ripreso a respirare.
Ma non ho smesso di ringraziare per le esperienze che ho attraversato e che attraverserò.”
Alessandro Gandola
www.myspace.com/alessandrogandola
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