Sono oramai sei anni che il Comune di Castelnuovo Magra (SP), un paese che sorge nella valle del fiume Magra fra la Liguria e la Toscana, attribuisce speciali onorificenze a personalità che si sono distinte per attività di promozione della pace nel mondo.
Il Comune di Castelnuovo Magra, assieme all’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, il 7 Marzo 2008 ha assegnato il premio “Costruttori di Pace” al maestro Shinichi Suzuki (1898-1998), in riconoscimento al metodo educativo da lui concepito, un metodo di insegnamento non violento e non competitivo basato sul dialogo, sulla integrazione delle differenze e sull’empowerment di ogni individuo.
Un riconoscimento quindi non tanto ai meriti in campo musicale del movimento Suzuki, ma alle basi filosofiche che hanno animato il Maestro, dirette non solo a formare ottimi musicisti, ma soprattutto nuovi Cittadini del Mondo, aperti all’ascolto, al dialogo e alla cooperazione.
Il Premio “Costruttori di Pace” è stato consegnato nelle mani del Maestro Elio Galvagno, uno dei molti discepoli che in Italia e nel mondo continuano l’opera del Dr. Suzuki, diffondendo la filosofia suzukiana.
Galvagno è cofondatore e Presidente dell’Istituto Suzuki Italiano dalla fondazione fino al 2006, formatore degli insegnanti Suzuki, è stato ed è senza dubbio una delle figure centrali della diffusione del metodo Suzuki in Europa ed in Italia.

La formazione musicale di Shiniki Suzuki e definizione del suo Metodo

Shinichi Suzuki venne a studiare violino in Germania negli anni ’30 e questa esperienza fu fondamentale sia nell’ ideazione sia nello sviluppo del metodo di apprendimento musicale.
Studiò con Karl Klingher.
Il suo obiettivo venendo in Europa non era il solo studio del violino, ma venire a contatto con l’Arte per comprenderne il suo reale significato. Il risultato di questa ricerca fu più tardi riassunto in un suo breve poema, del tipo che egli amava comporre: “l’ Arte non è qualcosa che sta sopra o sotto di me, l’Arte è legata con la mia essenza più profonda”.
In Germania Suzuki divenne intimo amico di Albert Einstein.
Intanto in quel periodo nuove idee sull’educazione dei bambini erano nell’aria: si stavano diffondendo le teorie pedagogiste di Jean Piaget che vedevano il bambino soggetto principale e attivo del processo di apprendimento.
Il Metodo Suzuki ovviamente risente di queste nuovo pensiero: tutti gli esseri umani sono perfettamente dotati, e possiedono già le capacità di apprendere e svilupparsi.
Come tutti i bambini sono in grado di imparare, per quanto piccolissimi, la loro lingua madre, così sono in grado di apprendere, se adeguatamente stimolati, il linguaggio musicale e qualsiasi altra disciplina.
Compito dell’ Educazione è quello di far emergere in tutti le potenzialità individuali, e non semplicemente di trasmettere concetti elaborati da altri.
La crescita così, non è competitiva e trova stimolo, invece che nella regola e nel dovere, nella condivisione e nell’armonico avanzamento del gruppo.
Valorizzazione delle diversità nel dialogo finalizzato all’obiettivo comune.
Esempio emblematico di questa crescita insieme, calato nel campo musicale, è l’Orchestra, dove gli strumenti più diversi concorrono armonicamente ad un’unica melodia.
In tutto ciò è inserito il concetto di “empowerment” della persona, oramai a tutt’oggi acquisito, ma niente affatto scontato per quel tempo; una concezione assolutamente rivoluzionaria se la pensiamo contestualizzata nel periodo prebellico della II guerra mondiale.

L'”imitazione”, il gioco, l’ascolto alla base del processo di apprendimento del metodo Suzuki

Suzuki aveva compreso che proprio “l’imitazione” è fondamentale nelle prime fasi di apprendimento e, attraverso il metodo che egli chiamò “della lingua madre”, dimostrò che si poteva insegnare ad un bambino così come gli si insegna a parlare.
Come, infatti, un bambino impara a parlare ascoltando e ripetendo continuamente le parole dette infinite volte dai genitori, così impara a suonare ascoltando e ripetendo continuamente un frammento musicale, un ritmo, una melodia che gli stessi genitori, “addestrati” dall’insegnante, gli proporranno nel corso della giornata affinché gli risultino familiari.
A questo punto la musica entra a far parte in modo naturale della vita del bambino e della sua famiglia, diventerà per loro “metodo di vita”, attraverso il quale verrà costruito il carattere, si coltiverà il buon gusto, si imparerà ad entrare in relazione con gli altri rispettando le regole, ma anche affinando la sensibilità; soprattutto si troverà’ in essa quella compagnia che non verrà mai meno, ancor più se si sarà in grado di suonare uno strumento.
Attraverso l’inserimento nei gruppi di ritmica e poi d’orchestra, il bambino (con i suoi genitori) si potrà confrontare con i suoi compagni, imparando a capire in modo concreto il proprio ruolo all’interno di un gruppo, il proprio stile personale, la propria capacita’ di stare e di fare con gli altri.
Il repertorio appreso dagli studenti del metodo Suzuki, dai pezzi più semplici fino ai brani da concerto, si rifà interamente al patrimonio compositivo classico dell’Europa, principalmente Germania, Italia e Francia.

La “trasversalità” del processo educativo

Bambini insegnanti e genitori sono coinvolti insieme nel processo.
Il bambino non è oggetto passivo in cui inculcare dall’alto le nozioni, ma soggetto attivo di elaborazione, con il coinvolgimento diretto dell’ambiente familiare e di vita.
L’ insegnante impara egli stesso con i suoi allievi e famiglie, condividendo con loro l’esperienza formativa.
E’ emblematico come i genitori Suzuki vadano a lezione e suonino con i loro figli, e come gli insegnanti siedano nella stessa orchestra con i loro allievi.
Gli studenti stessi, nel loro percorso evolutivo, diventano a loro volta educatori, passando competenze e stimoli a quelli appena più piccoli di loro.

L’apprendimento che nasce dalla motivazione profonda

Il metodo, valido anche per bambini a partire dai tre anni, propone l’apprendimento come gioco, ascolto, imitazione, non richiedendo mai per dovere, ma per automotivazione, per il piacere di riuscire a creare, giocare e suonare con i genitori o con i compagni.
Proprio nel mondo musicale, dove disciplina e regole sembravano indispensabili per progredire, il bambino scopre che l’impegno si può scegliere con gioia se ben motivato, e anche l’applicazione più impegnativa nasce spontanea, viene vissuta come positiva, e si impara ad amare lo studio.
I risultati sono sorprendenti, non solo come musicisti, ma innanzitutto come esseri umani di valore, e consapevoli Cittadini del Mondo.
Tuttavia il metodo Suzuki nel mondo occidentale è spesso considerato in modo critico soprattutto perchè propone un percorso di apprendimento che avviene “per imitazione”.
A mio parere, pur concordando su alcuni limiti che emergono in fase di applicazione, rappresenta un metodo efficace quando si rivolge ai primi stadi dell’educazione, ai bambini che si affacciano per la prima volta al mondo dell’arte e della musica, in particolare per la sua valenza pedagogica di pace e di umanità.
Pertanto ritengo sia doveroso riconoscere il suo indubbio valore innovativo per la svolta che ha apportato nei metodi d’insegnamento della musica rivolti ai piccoli allievi; un metodo che ha avuto il merito di riformare la concezione educativa elitaria ottocentesca che si basava sulla mera trasmissione e sulla competività.
Le scuole che seguono questo metodo sono diffuse quasi in ogni regione d’Italia:

www.istitutosuzukiitalia.org

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Fornisci il tuo contributo!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *