Per ricordare un grande del violino scomparso da alcuni giorni vi segnalo un libro che ho letto qualche tempo fa firmato da Giorgio De Martino, pianista e musicologo del quotidiano “Il secolo XIX”, in cui si racconta la storia dell’incredibile vita di colui che è stato l’ultimo erede della scuola paganiniana e del suo metodo violinistico.
Giuseppe Gaccetta fu il miglior discepolo di Francesco Sfilio che ebbe come maestro Camillo Sivori, unico allievo di Paganini: raccolse l’eredità di decenni di studi sui segreti della tecnica di Niccolò Paganini.
Purtroppo le vicende della sua vita e della storia italiana lo portarono ad allontanarsi dalla musica troppo presto.
Nel 2000, in seguito ad alcune vaghe segnalazioni (contemporaneamente alla decisione di Gaccetta di rompere il silenzio), “Il secolo XIX” ha riportato alla luce il musicista ottuagenario rimasto nell’ombra per anni, falegname in una bottega del centro di Genova, e le leggendarie tecniche della scuola paganiniana.
Riviste specializzate come “Amadeus” e “Musica” hanno dedicato la copertina ed ampio spazio all’evento che ha dato il via, peraltro, a discussioni e qualche polemica.
Il titolo del libro è “Giuseppe Gaccetta e il segreto di Paganini”, De Ferrari Editore.
Esiste anche un documento sonoro: la casa editrice “Zecchini” ha recentemente restaurato e riversato su Cd i noti “Capricci”, registrati nel 1931 da un Gaccetta diciassettenne al quarto anno di studi violinistici, che hanno suscitato l’ammirazione di musicisti quali Uto Ughi, Massimo Quarta, Franco Gulli.
Nella foto datata 1929 Gaccetta è l’ultimo a destra del quartetto.

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