“Il maestro ben temperato”
di Carlo Delfrati
Edizione Curci
Un titolo dal richiamo bachiano per un bel libro dedicato agli insegnanti, di discipline musicali e non, per diversi livelli scolastici ed accademici, dalla scuola dell’infanzia all’università, ma anche a tutti coloro che hanno a cuore le sorti dell’educazione musicale nel nostro paese.
Seguendo l’istinto e il buon senso siamo tutti in grado di svolgere il compito di educatore, ma un “maestro ben temperato” si distingue per l’attenzione che rivolge alla sfera affettiva: partendo dal vissuto dell’allievo, lo incoraggia a compiere scelte personali, favorisce l’apprendimento di quegli strumenti che potranno condurlo ad una realizzazione costruttiva e consapevole all’interno della propria comunità, insomma, al pensiero autonomo.
Perché al maestro ben temperato non interessa che tutti gli allievi raggiungano lo stesso traguardo, ma che ognuno tenda ai migliori traguardi consentiti dalle proprie capacità, bisogni e interessi.
In questo volume troviamo la metodologia, cioè tutti quei comportamenti e atteggiamenti dell’insegnante che possono rivelarsi vincenti ai fini del raggiungimento dell’autonomia perché, sia che si tratti di un allievo di conservatorio che di un bambino di scuola dell’infanzia, il docente aspira a formare un musicista completo in ogni ambito dell’esperienza musicale – cantare, suonare, comporre, riprodurre, leggere ed ascoltare – nel rispetto dei suoi tempi evolutivi, contrastando la specializzazione precoce della pratica.
Il maestro ben temperato si pone a metà strada fra l’insegnante tradizionale/autoritario, che segue un percorso standardizzato in sequenze rigide e obbligate uguali per tutti gli allievi (perché auspica esclusivamente al raggiungimento di un obiettivo conclusivo, fine a se stesso), e l’insegnante permissivo, in voga negli ultimi decenni, che pone al primo posto il piacere dell’esperienza musicale, vissuta come momento edonistico.
Questo recente modo di pensare l’insegnamento/apprendimento, seppur capace di lasciar traccia positiva nell’allievo, rappresenta la disciplina musicale come una gioiosa parentesi di svago fra le “vere” discipline di studio, un atteggiamento che ha favorito la presa di posizione di chi vorrebbe relegare la musica, e le arti in genere, negli scantinati dei curricoli scolastici.
Ecco che questo testo di Delfrati ci guida e ci aiuta a tracciare un ideale percorso scolastico lungo l’anno, sfiorando le tematiche del rapporto fra studio individuale e di gruppo, lo spazio da dedicare alla creatività e all’autonomia dell’allievo, il modo di collegare le attività pratiche del suonare, comporre, cantare, improvvisare, fra loro e con le attività cognitive di teoria, analisi, storia, scrittura.
Un capitolo molto interessante è dedicato a consigli per i genitori che intendono favorire il senso musicale nel bambino sin dai primi mesi di vita.
Carlo Delfrati, docente di Metodologia della Didattica Musicale dal 1969, ha collaborato e collabora con numerose istituzioni come scuole dell’obbligo, conservatori, teatri; ha partecipato a numerose commissioni Ministeriali per la stesura dei programmi di educazione Musicale.
È relatore in numerosi convegni nazionali.
Tiene corsi d’aggiornamento per insegnanti di educazione musicale in quasi tutte le regioni italiane.
Ha collaborato stabilmente, dalla fondazione, con il mensile Amadeus, di cui ha curato la rubrica scolastica.
Numerosissimi i suoi lavori pubblicati fra i quali ricordiamo il noto “Il pensiero musicale”, Corso di teoria e lettura per la formazione musicale di base in tre volumi, edito dalla Casa Editrice Curci.
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